Perché il metodo di fare impresa imposto dall’Unione Europea è totalmente sbagliato per gli imprenditori italiani e li porterà alla chiusura delle loro aziende.

In questo articolo ti rivelerò qual è l’errore più diffuso che i poteri forti che ci vogliono far svendere ci hanno insegnato per fare economia e gestire un’azienda.

Voglio iniziare con una grande verità…

Esiste una differenza tra avere una partita iva ed essere imprenditore. Tu probabilmente la conoscerai già.

 

Una differenza che ai più è sconosciuta (il motivo lo troverai descritto più avanti) e la differenza è che mentre essere imprenditore implica automaticamente avere una partita iva, d’altro canto invece avere una partita iva non implica automaticamente essere imprenditore.

 

Anche se sembra un’assurdità in realtà c’è un motivo preciso.

 

Ovvero essere imprenditore significa avere consapevolezza di cosa significhi fare impresa e di quali siano i requisiti che essa richiede per poter operare, stare in piedi, fatturare e generare sufficiente liquidità ad affrontare spese, investimenti e compensi.

 

Essere imprenditore quindi non è una cosa automatica e come dicevo poco fa, purtroppo in Italia la maggioranza delle partite iva non ha proprio idea di cosa voglia dire fare impresa.

 

Cosa lo testimonia?

 

Lo testimonia il fatto che oltre il 95% delle imprese in Italia sono micro imprese, ovvero imprese con meno di 10 dipendenti ed un fatturato inferiore al milione di euro.

 

In effetti il nostro tessuto vede per la maggior parte ditte individuali, perlopiù composte da professionisti, artigiani o persone intraprendenti che per non rimanere con le mani in mano hanno avviato un’attività cercando di sopravvivere in un mondo del lavoro che si è evoluto al punto da veder distruggere l’idea del posto fisso tanto ambita dai nostri genitori.

 

Di queste il 95% non supera i primi cinque anni di attività e solamente una minima fetta del rimanente 5% va oltre il decimo anno.

 

Questi dati sono la dimostrazione che chi apre una partita iva lo fa nella speranza di procacciarsi un lavoro, spinto magari dal desiderio o dall’ambizione di poter fare qualcosa di proprio, ma senza un piano strategico, senza avere le idee chiare su cosa significhi far funzionare un’impresa e farla crescere.

 

Cosa vuol dire farla crescere?

 

Vuol dire pianificare e agire in modo tale da non dover rimanere il professionista o l’artigiano che continua a fare il lavoro da solo, mantenendo tutto sulle proprie spalle e al primo crack deve chiudere.

 

Avere un piano invece permette di far crescere un’attività e renderla replicabile condividendo il proprio progetto con altre persone che contribuiranno allo sviluppo dell’impresa stessa.

 

L’imprenditore fa questo: pianifica e mette in atto un progetto di crescita che lo slega dal mero operato e lo rende capace di delegare ad altri che potranno contribuire e beneficiare con lui della crescita della sua impresa.

Questo potrebbe essere il desiderio di molti di coloro che aprono una partita iva, tuttavia come mai la maggior parte non arriva al quinto anno di vita?

 

La risposta è semplice: fare l’imprenditore implica delle competenze che non vengono insegnate a scuola.

 

Nel nostro paese la scuola pubblica prevede un percorso di studi che serve a creare dipendenti e non imprenditori. Cresciamo infatti con l’idea che per poter stare bene e avere meno problemi possibili ci vuole per forza il posto fisso. Fare l’imprenditore è una pazzia perché ci sono solo tasse da pagare – come se il dipendente non pagasse le tasse.

 

Quindi riepilogando le persone vanno a scuola per conseguire un titolo di studio per essere dipendenti e non imprenditori. Non ci sarebbe nulla di male in fondo in questo.

 

Se ci pensiamo bene dalla stessa scuola sono usciti i nostri genitori che ci hanno tirato su sani e forti se siamo stati fortunati e con buoni principi (trovati un lavoro serio).

 

Pochi hanno una fortuna in più, ovvero di crescere in una famiglia di imprenditori che insegna ai propri figli a slegarsi dalla mentalità del dipendente e a rendersi indipendenti e capaci di procacciarsi da soli il sostentamento (cosa che un dipendente non potrà imparare mai perché la parola stessa lo rende legato alle scelte più o meno buone di un’altra persona).

 

Con questo non voglio ledere alla dignità del lavoratore dipendente, io lo sono stato per anni e cercavo proprio la sicurezza e la serenità (anche se oggi mi sento più sicuro e sereno sapendo cosa serve fare e come farlo per stare al sicuro), ma voglio semplicemente esprimere l’analisi dei fatti.

 

Fortunatamente però, se la scuola da una parte non insegna ad essere imprenditori, dall’altra siamo pieni di esempi, spunti, guide e maestri che ci possono mostrare quali sono i requisiti per far funzionare un’impresa.

 

Quindi se da una parte la scuola non ci forma, occorre andare in cerca di quelle che sono le competenze necessarie per fare impresa.

 

Qual è la prima competenza che un imprenditore deve avere se vuole che la propria azienda cresca e produca risultati sempre maggiori, senza perdere tempo, senza svendersi, anche se tale competenza non viene insegnata a scuola?

 

Qualcuno potrebbe dire che è il saper fare il prodotto o servizio, ma non è necessariamente vero. Ovvero sì, è essenziale, ma questa competenza arriva dopo. Prima serve qualcos’altro.

 

Si può dire che il marketing è la strategia necessaria ad attirare i clienti. Quegli stessi clienti che poi soddisferemo erogando il nostro prodotto o servizio.

 

Pensaci un istante; senza una strategia pianificata con la quale si definisca il modo per acquisire nuovi clienti senza lasciare le cose al caso (con tutte le conseguenze che questo avrebbe come la lotta sul prezzo per citarne una), l’azienda non può sopravvivere.

 

Come indicato prima la maggioranza delle partite iva non dura oltre i primi cinque anni di attività.

 

Qualunque bella idea non può durare o essere venduta a mercato se non si sa come catturare i contatti potenziali e farli trasformare in clienti paganti che creano quel flusso economico che fa stare bene l’azienda, la fa crescere e la fa sviluppare.

 

L’errore che la maggior parte degli imprenditori fa è proprio sottovalutare questa necessità e credere che il prodotto in sè o il servizio proposto siano sufficienti ad attirare gente e se così non è allora si è pronti a dire: “la gente non capisce”.

 

Ma non è così perché la gente capisce, è semplicemente che capisce il messaggio che gli arriva, che suona secondo i loro bisogni e desideri.

 

Viceversa le persone non possono conoscere se non sono attratte.

 

Possiamo quindi dire che un titolare di partita iva il più delle volte non sa fare marketing, ovvero non sa creare e gestire una strategia di acquisizione clienti perché nella stessa scuola menzionata prima, non si insegna nemmeno questo.

 

Al di là della scuola però abbiamo comunque la responsabilità, se vogliamo far funzionare la nostra azienda, di ricercare soluzioni – il fatto che tu stia leggendo queste righe implica che tu stesso stai cercando di migliorare la tua situazione cercando nuove e migliori strategie.

 

Sei tra i pochissimi che vogliono scoprire come far funzionare la propria attività. La maggioranza non si chiede cosa sia necessario per far arrivare clienti ma piuttosto dicono: “provo ad aprire e poi si vedrà”.

 

Non potendo obbligare nessuno a cercare di capire quali sono le forze scatenanti per un risultato positivo, possiamo limitarci ad osservare la moria di aziende che chiudono per fallimento o incompetenza.

 

Tuttavia nemmeno il marketing è la parte più essenziale del fare impresa. Il marketing per quanto essenziale viene dopo quella che è la competenza più importante di tutte, quella che sta alla base di ogni singolo aspetto che viene racchiuso nell’insieme impresa.

 

Un imprenditore non può essere tale senza questa competenza. O meglio, può esserlo ma gli costa un’enorme dose di energia intesa in termini di denaro, tempo e risorse.

 

Per non parlare delle conseguenze che la mancanza d’essa fa ricadere nell’impresa e nella famiglia dell’imprenditore.

 

Voglio arrivare al sodo della questione, voglio rivelarti in questo articolo qual è la prima competenza che devi avere se vuoi fare impresa e creare la giusta strategia imprenditoriale e di marketing tale da permetterti di aumentare i tuoi risultati (tradotti in clienti che comprano e ricomprano nel tempo da te, collaboratori e partners meno stressati e più collaborativi e tu stesso più sereno) facendoti trovare quella famosa sicurezza di cui ho accennato prima e che condivido con i miei studenti e collaboratori.

 

È una competenza che non riguarda solo il marketing o le strategie di acquisizione clienti, la creazione di funnel, la costruzione di marketing a risposta diretta o tecniche di vendita. Questi semmai sono ambiti che si poggiano su questa competenza, senza la quale non potrebbero esistere.

 

Infatti riguarda molto di più.

 

Riguarda ogni ambito in cui tu vivi e ogni relazione che stabilisci e con la quale interagisci nella quotidianità.

 

Voglio dire che quello che sto per rivelarti non si limita a darti un contributo per il tuo lavoro, la tua azienda o i tuoi clienti. Bensì ti ripeto, ciò che ti mostrerò ti permetterà di risolvere problematiche generate con dipendenti, collaboratori e famigliari.

 

In pratica è una competenza che ti aiuta a toglierti di dosso tutte le situazioni che allontanano da te i risultati positivi sia personali che professionali.

 

Non è fantasia. Non ti propongo qualcosa di inventato o letto chissà dove, bensì ti svelerò un principio valido a tutti gli effetti.

 

Tra l’altro è qualcosa che già hai e che non dovrai venire a prendere da me o da qualche altro guru.

 

La prima competenza è conoscere la comunicazione biologica o biocomunicazione.

 

Sarebbe a dire?

 

La comunicazione biologica è la comunicazione strutturata secondo il tuo sistema biologico di ogni individuo ed è l’unico elemento che ti permette di raggiungere l’interlocutore con la massima efficacia, rendendo così il tuo messaggio ascoltabile e memorizzabile riducendo drasticamente gli sforzi e il rischio che si creino fraintendimenti.

 

Per chiarire il punto possiamo partire da una domanda molto semplice: qual è il segreto che ha permesso ai grandi personaggi della storia e coloro che al giorno d’oggi la stanno facendo di diventare tali? Ovvero qual è stato l’elemento che ha permesso a persone comuni come Steve Jobs, Martin Luther King, Walt Disney, ecc, di diventare le persone famose che sono diventate e rimanere in vita nei ricordi di ognuno di noi pur partendo da condizioni normali di vita?

 

Qual è stato l’elemento base su cui hanno creato le loro aziende e ottenuto risultati tanto strabilianti se non la capacità di comunicare e agire correttamente?

 

Ma cosa vuol dire comunicare correttamente?

 

Vuol dire tutto o niente perché correttamente secondo chi o che cosa? Se consideriamo di nascere e crescere in un contesto familiare, scolastico, religioso o lavorativo che ci addestra secondo un modello di pensiero possiamo dire che quello che ci insegnano è il giusto modo di pensare e comunicare?

 

Riflettendo su questo punto possiamo comprendere che ciò non è possibile perché un contesto sociale e ambientale forma un modo di pensare e comunicare che è caratteristico per quel luogo e se proviamo a replicarlo in un’altra area geografica o sociale molto probabilmente non sarà efficace.

 

Il motivo è semplice: il contesto educativo (la famiglia, la scuola, il lavoro, ecc.) non lo possiamo scegliere e ci viene imposto un protocollo comunicativo standard che ci piaccia oppure no.

 

Ecco che allora basandoci su quel protocollo dobbiamo adattare la nostra natura a pensare e comunicare in quel preciso metodo. Se non lo facciamo e se quindi dissentiamo ecco che veniamo giudicati come “sbagliati”.

 

Sarà capitato anche a te sicuramente di vivere certi momenti in cui per il contesto sociale hai adottato un comportamento che però dentro di te sentivi non essere tuo ma bensì forzato, quasi come se dovessi vestire un abito di una taglia più grande o più piccola della tua. Ti senti a disagio e ti sarai sentito a disagio.

 

Per quanto ti sei sforzato di non manifestarlo però qualcuno lo ha notato e te lo avrà detto che sembravi strano.

 

Cosa fa accadere tutto questo?

 

La risposta è semplice quanto strana perché nessuno ce l’ha mai insegnata. In parole povere anche se un contesto ti ha fornito l’educazione (il carattere), tu sei nato secondo un tuo temperamento specifico.

 

Come non hai scelto che lingua parlare, non hai scelto il tuo DNA, non hai scelto come poter costruire il tuo corpo e né tantomeno la tua mente.

 

Proprio la tua mente è la sede di questo temperamento. Il cervello infatti si è sviluppato secondo quanto programmato dal DNA e al fine di farti sopravvivere ha cercato sempre di adattarsi al contesto sociale in cui sei cresciuto.

 

Ora se ti stai chiedendo cosa c’entra questo con le persone di successo e la loro comunicazione, lascia che ti spieghi meglio la cosa.

 

La comunicazione è la base di ogni rapporto, progetto o azienda che vuoi realizzare e la qualità dello stesso dipende proprio dalla qualità della comunicazione.

 

Il più delle volte trascuriamo questo aspetto e quando le cose non funzionano, in un rapporto, in un progetto o in un’azienda tendiamo a cercare la causa all’esterno come ad esempio in un partner che non capisce, in dei clienti che non sanno valutare, in collaboratori che non apprezzano, ecc.

 

Tuttavia anche se sicuramente i fattori esterni incidono nei nostri risultati, il problema più grande è causato dal nostro interno, ovvero dentro di noi.

 

Non sto dicendo che sei sbagliato, la causa è un’altra. La causa è data dalla differenza tra ciò che la tua natura ha bisogno di esprimere in obiettivi, modi e tempi, rispetto a ciò che l’ambiente ti ha insegnato a fare, a dire o ad agire.

 

Questa differenza che poco fa ti ho mostrato essere stata la causa di molte situazioni di disagio che hai vissuto nella vita, è ciò che ti impedisce di creare una comunicazione in modo efficace.

 

Le persone di successo indicate poco fa e le persone che fanno la differenza hanno imparato a togliere le resistenze create dal contesto sociale e hanno creato una comunicazione in linea con la loro natura biologica.

 

Ogni azienda che mi contatta lo fa per migliorare dei risultati esterni, quindi maggiori clienti, più vendite e più fatturato. Ma mentre troppo spesso i miei clienti mi manifestano la frustrazione di averci provato ma di non esserci riusciti per mille motivazioni esterne, grazie alla comunicazione biologica riesco a mostrare loro che i risultati possono cambiare se loro comunicano secondo la loro autenticità che avrà dei punti di forza e dei punti di deficit.

 

Solo quando hanno preso visione di quali sono questi aspetti sanno esattamente qual è la giusta comunicazione da approcciare verso l’esterno, sia esso verso la famiglia, i clienti o i collaboratori.

 

Applicando la Biocomunicazione i risultati sono strabilianti:

  • riduzione dei contrasti e delle incomprensioni con e tra i collaboratori con inevitabile miglioramento dei processi lavorativi perché si cambia atteggiamento verso il prossimo;
  • aumento delle vendite a parità di sforzo grazie ad una comunicazione che arriva nella mente del cliente e lo porta a fare una scelta biologica (soddisfare un bisogno istintivo) e non data dal prezzo;
  • riduzione degli investimenti nella pubblicità ma aumento del passaparola spontaneo grazie ad un messaggio che risulta efficace che i clienti propagheranno spontaneamente per la sua semplicità;
  • aumento dei margini perché grazie alla comunicazione biologica non si dovrà più temere la concorrenza che si svende.

 

Per farti capire meglio il concetto vediamo qual è la differenza tra comunicare un messaggio senza considerare la propria biostruttura e come risulta invece quando si allineano entrambi.

 

Il messaggio si dà per scontato che sia un contenuto che si vuole trasferire ad un altro soggetto che può essere un collaboratore, un cliente o chiunque altro.

 

Considerando che un messaggio per essere efficace deve rispettare una struttura specifica, molto spesso si dà per scontato che basta dire le cose perché vengano comprese. Peccato che come accennato prima, ciascuno di noi sia portato o forzato a pensare secondo i parametri “giusto” o “sbagliato” che il contesto sociale gli ha inculcato.

 

Quindi l’azione di trasferimento del messaggio non mi dà di per sè la garanzia di saperlo trasferire correttamente e al tempo stesso che venga compreso dall’altra parte.

 

Se la comunicazione avviene secondo i parametri educativi (quello che ti è stato insegnato) ma non tiene conto della tua biostruttura, ovvero del tuo temperamento biologico, avrai un messaggio che potrà avere anche il giusto contenuto ma che non verrà trasmesso con efficacia perché trasmetterlo ti costerà energia maggiore. In pratica ti sentirai a disagio nel trasmetterlo. Questo disagio, se non conosci la tua biologia, non saprai identificarlo come causato dalla disincronia tra la tua biostruttura e il tuo messaggio. Ma sentirai lo stress che si scaricherà in mal di testa, malumore, stretta allo stomaco, ecc.

 

In pratica il corpo manifesterà un disagio che non ti renderà sciolto e chi ti ascolta lo percepirà a sua volta istintivamente e quindi sentirà un’allerta che non gli permetterà di riporre la massima fiducia nel messaggio trasmesso.

 

Viceversa avere consapevolezza della propria struttura biologica (cosa che i miei studenti apprendono in una giornata di sessione grazie ad un metodo che garantisce una precisione del 99,8% essendo dotato di uno specifico protocollo scientifico) e costruire sulla stessa un messaggio comunicativo allineato, permetterà di avere il massimo risultato. Perché?

 

Perché sarai sereno, trasmetterai con efficacia e senza stress ciò che desideri comunicare e la persona che ascolta ti ritroverà coerente tra ciò che sei e ciò che dici. Non vedrà maschere e come tale la fiducia sarà massima.


Le testimonianze delle persone che intraprendono il percorso della Biocomunicazione dimostrano che il metodo non solo è entusiasmante per tutto lo svolgimento che segue, ma soprattutto grazie alla consapevolezza del proprio temperamento biologico ottengono da subito un miglioramento dei risultati nel lavoro e nella vita privata.

 

In azienda scompaiono i disaccordi, le incomprensioni e il conseguente stress che ne deriva perché ciò che fino a prima del percorso di Biocomunicazione era considerata una mancanza di rispetto e di considerazione da parte di colleghi, dipendenti o titolari, si manifesta per quello che è: una diversità biologica che grazie alla conoscenza della stessa rende tutti consapevoli di quali pregi si possano avere e come invece i limiti interpretati dal comportamento in realtà non esistano ma siano solo un’interpretazione data dal sistema in cui siamo nati e cresciuti.

 

Nell’ambito privato i risultati sono altrettanto importanti perché sono sempre le incomprensioni a causare la maggior parte dei conflitti.

 

La cosa certa che può accadere attraverso una sessione di Biocomunicazione è che si diventa immediatamente consapevoli (bastano infatti solamente 8 ore) di quale sia la propria natura biologica, la predisposizione con cui madre natura ci ha fatto.

 

Questo si traduce in:

  • maggiore autostima perché ci si rende consapevoli di avere delle caratteristiche fino a prima occultate dal mondo educativo (famiglia, scuola, lavoro, religione);
  • pregiudizio assente grazie ad un nuovo concetto di sé stessi e si cambia visione sulle persone che ci circondano;
  • miglioramento del dialogo con colleghi, amici e familiari, perché sarà basato su ciò che rende attraenti rispetto alla biostruttura altrui;
  • riduzione dello stress perché si potrà finalmente togliere le maschere quotidiane;
  • aumento dei risultati lavorativi, con fatturato che inevitabilmente cresce e i costi che drasticamente calano grazie ad una migliore armonia con se stessi e con gli altri;

 

Se ti stai chiedendo per quale motivo la Biocomunicazione, visto che ho detto che si basa su di un metodo scientifico, non si insegna a scuola, sappi che le scoperte sul cervello sono in continua evoluzione e questo metodo di analisi risale alla fine degli anni settanta. Il nostro sistema scolastico è più vecchio e la flessibilità o l’innovazione non sono le sue caratteristiche principali.

 

Ci sono dei ritocchi sui libri di testo ma il tempo che passa da che un’insegnante si laurei e possa trovare posto in qualche scuola (sperando che qualcun altro vada in pensione) e inizi effettivamente ad insegnare è tantissimo e si perdono per strada notevoli pezzi di innovazione.

 

D’altronde se fosse così efficace il nostro sistema scolastico basterebbe un titolo di studio per far funzionare un’azienda ma come ben sai non è affatto così.

 

Per quanto riguarda invece i test psicoattitudinali non sono nemmeno questi in grado di darti quello che ti fornisce la Biocomunicazione.

 

Questi test infatti ti mostrano ciò che sei oggi e oggi non sei altro che il risultato di una serie di eventi che nella vita ti hanno portato ad aggiungere al tuo temperamento di base delle maschere di circostanza che sono state messe o cambiate a seconda di ciò che di più o meno positivo ti è successo nella vita.

 

La Biocomunicazione invece va alla base di tutto perché ti mostra chi sei da quando sei venuto al mondo. Questo la rende altamente più potente di qualsiasi altro metodo che possa rivelarti per quale motivo ti senti in un certo modo a seconda dei fattori esterni.

 

Cosa che per esempio la PNL nemmeno fa perché anche la PNL offre come metodo di miglioramento della comunicazione quello di imitare le persone di successo.

 

Peccato che le persone di successo sono coloro che sono le più naturali e allineate rispetto alla loro struttura biologica e non puoi acquisire la biologia di un’altra persona solo perché te lo dice una teoria che la scienza non riconosce.

 

A questo punto la cosa peggiore che potresti fare è improvvisare e adottare una comunicazione secondo quello che credi tu, secondo quello che senti.

 

È sbagliato?

 

Certo che no, ma è efficace? Ti permette di farti ascoltare dal pubblico a cui ti vuoi rivolgere come clienti, collaboratori o partners?

 

È molto probabile che non lo sia e quindi rimane la domanda: qual è il metodo che ha senso usare perché davvero infallibile che ti permette di raggiungere il giusto pubblico e attirare l’attenzione necessaria a farti ottenere il tuo scopo che è acquisire fiducia, farti ascoltare, vendere e far crescere la tua azienda e il tuo business?

 

L’unico che può darti i risultati che meriti perché ha un’elevatissima base scientifica che ti può dare la maggior efficacia temporale è quello che illustro con la Biocomunicazione,

Non perdere tempo con metodi che svalutano il tuo valore, sminuiscono il tuo messaggio e non ti permettono di arrivare nella mente di chi vuoi che ti ascolti.

 

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